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La voce delle piante


Camaleonte Oleandro, all’anagrafe Salvatore Sanfilippo, cittadino della Federazione di Damanhur in Piemonte (v. Gente sana gennaio 2011), non poteva che vivere su di un albero. Questo biologo appassionato di informatica, oltre a tenere seminari all’università Olami di Damanhur, da un ventennio conduce studi nel campo della comunicazione vegetale in seno alla Federazione.
Siamo sulla piattaforma in cui la quindicina di residenti alla comunità arboricola di Damanhur si riunisce di regola per i pranzi. Una palafitta costruita attorno a grossi alberi di castagno, avendo la premura di non scalfirli nemmeno con un chiodo.
Sul tavolo una piantina dalle foglie carnose è collegata a un apparecchio di biofeedback a sua volta connesso con un sintetizzatore da cui esce un’armoniosa musica di sottofondo. La stessa scena a cui ci siamo trovati di fronte in occasione della nostra prima visita lo scorso novembre, quando Camaleonte si presentò dicendo: “Qui facciamo ricerca sulle piante”, per poi togliere l’elettrodo dalla foglia della pianta, con il risultato di far cessare immediatamente il suono. Stavolta torniamo preparati, ormai lo sappiamo, le piante fanno musica.

Il legame fra musica e piante è stato ripetutamente indagato. Già nel 1950 T. H. Singh, direttore del Dipartimento di Botanica dell'Università indiana di Annamalai, creò un laboratorio scientifico in cui sottoponeva diverse specie vegetali a differenti stimoli musicali, concludendo che le piante che ascoltano musica sono più vigorose e prolifiche di quelle cresciute nel silenzio, seppur esse sembrano non amare tutti i generi di musica.
A divulgare le peculiarità comportamentali delle piante ha contribuito l’opera La vita segreta delle piante dei ricercatori Peter Tomkins e Christopher Bird pubblicato nel 1973 ma di un’attualità sorprendente, che rivisita le ricerche più significative portate avanti in questo ambito fino a quell’anno. Collegate ad apparecchiature bioenergetiche utilizzate di regola sull’uomo quale il poligrafo, comunemente chiamato macchina della verità, le piante hanno da tempo dimostrato di reagire in modo insospettato all’ambiente che le circonda. “Le piante possono vedere meglio che se avessero degli occhi e percepire di più che se avessero un sistema nervoso!” affermò Cleve Backster, l’esperto di poligrafo che nel 1966 ebbe la curiosità di collegare ad esso una pianta dell’ufficio per poi annaffiarla, dopo gli anni di ricerche che seguirono a questo primo esperimento dagli esiti strabilianti. Infatti l'apparecchio segnalò una reazione simile a quella di una persona calmatasi dopo aver provato un'emozione. L’opera di Tomkins e Bird riporta di innumerevoli esperimenti che hanno mostrato reazioni nelle piante ad esempio al suono di una motosega, oppure la capacità di riconoscere le persone o di comunicare anche a distanza. Nonostante questo le ricerche non sono a tutt’oggi suffragate dalla comunità scientifica che resta divisa sul tema.
Esperimenti simili sono condotti a Damanhur ormai da un trentennio, anche qui è stata traslata sulle piante una ricerca iniziata sull’uomo: “La ricerca ha preso il via collegando le persone a un’apparecchiatura di biofeedback che registra le variazioni di potenza elettrica misurabili sulla superficie del corpo, le quali sono influenzate dalle emozioni: paura, gioia, nervosismo, causano alterazioni della potenza elettrica, un fenomeno sfruttato ad esempio con la “macchina della verità”. Gli impulsi elettrici sono stati poi trasformati in suoni attraverso un comune sintetizzatore così da poter in un certo senso sentire la musica di ognuno. È stato interessante notare come questi suoni variavano a dipendenza della personalità come pure dell’umore del momento al punto che, con l’esercizio, era possibile intuire l’una e l’altro con il solo ascolto del suono”.
In seguito l’apparecchiatura è stata utilizzata anche sulle piante… “Esatto. Abbiamo dovuto adeguarla in quanto l’attività elettrica dei vegetali ha una diversa intensità. Essa viene misurata collegando un elettrodo alla radice e uno alla foglia”.
La sperimentazione si è mostrata un valido strumento per osservare le reazioni dei vegetali all’ambiente circostante e alle vibrazioni sonore. Le sonorità sono state programmate dall’uomo; le tonalità delle note e gli intervalli sono stati associati alle diverse intensità dei segnali elettrici, basandosi sulla scala musicale in modo da ottenere un risultato godibile e armonioso. In numerosi anni di sperimentazioni i ricercatori di Damanhur ritengono di poter affermare con certezza che dopo un periodo di “apprendistato” la pianta suona con intenzione. Si è ad esempio notata una variazione della musica prodotta dopo circa una settimana dalla prima volta in cui una pianta viene collegata all’apparecchio: “Inizialmente produce meno suoni e piuttosto incoerenti. Dopo una settimana il suono acquisisce vigore e armonia. È come se la pianta avesse imparato a suonare, in altre parole fosse divenuta conscia del fatto che le sue variazioni elettriche producono un suono e fosse in grado di mutarle allo scopo di influenzarlo”. Cosa che noi non siamo in grado di fare… “Esatto, ma loro parrebbe proprio di sì”.
Ancora, le piante sembrano apprendere la tecnica comunicando tra di loro, è la conclusione a cui sono giunti i ricercatori osservando come una pianta collegata all’apparecchiatura per la prima volta “impari a suonare” nel giro di mezz’ora se in presenza di un’altra pianta che già lo sa fare. È inoltre interessante notare che le piante non suonano sempre. “Ad esempio sono sensibili all’interruzione di vita. Una mosca uccisa nelle vicinanze provoca la cessazione dell’attività elettrica per circa mezz’ora. Le ragioni per cui una pianta suoni o meno, per lunghi o brevi periodi, non sono comunque sempre da indagare. È ciò che cerchiamo di fare con lo scopo di comprendere queste forme di vita di primo acchito così ermetiche”.

In un altro esperimento è stato evidenziato che la pianta riconosce la persona che si prende cura di lei; in un’altra occasione che è in grado di regolare luce, calore e irrigazione di una serra se collegata a un’appsita apparecchiatura di comando. “Si tratta di un esperimento attuato già vent’anni fa. Il problema era che la pianta si regolava secondo le proprie necessità che spesso non coincidevano con quelle degli altri vegetali in serra. Ora ci accingiamo a rifarlo con una metodologia più accura da questo punto di vista”.
La musica delle piante oggi è un progetto che Damanhur sta tentando di lanciare su scala mondiale. L’obbiettivo è di produrre un’apparecchiatura di facile utilizzo da diffondere principalmente nelle scuole per permettere soprattutto alle generazioni future un’esperienza diretta attraverso uno strumento-gioco che aiuta a percepire le piante in modo diverso, non come oggetti passivi e lontani bensì come creature con cui è possibile comunicare. Dhamnur è attiva anche nella sensibilizzazione degli ambienti politici come è stato il caso in occasione del decimo anniversario della Carta della Terra tenutosi all’Aia nel 2010, quando ha avuto luogo una dimostrazione in presenza di numerosi alti esponenti delle ONG mondiali e del Primo Ministro olandese Jan-Peter Balkenende.
Allo stesso scopo sono tenuti concerti in cui i vegetali interagiscono con cantanti e musicisti: “Inizialmente gli artisti sono chiamati a seguire la musica della pianta in quanto di regola smette di suonare se attorno a lei sono prodotte melodie estranee, soprattutto se dettate da ritmi veloci e sincopati. Entrato in sintonia con la musica armoniosa e lenta dei vegetali è però possibile per l’uomo introdurre variazioni che la pianta finisce col seguire in un vero e proprio concerto a due o più “voci”.

Su invito dell’Associazione Gente Sana un concerto avrà luogo anche il prossimo 26 giugno al Monte Verità di Ascona, per bel tempo coinvolgendo gli alberi del parco, altrimenti con le melodie di alcune piante all’interno della sala Balladrum.

di Cindy Fogliani - Rivista Gente Sana - Aprile 2011