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Il gruppo sanguigno come distinzione


Perché una persona si ammala e un’altra no? Perché con uno stesso stile di vita una persona ingrassa e un'altra no? Perché non tutti tolleriamo gli stessi alimenti? A queste domande si è trovata parziale risposta attraverso l’analisi delle peculiarità degli individui appartenenti a diversi gruppi sanguigni.

Il gruppo sanguino a cui si appartiene è una caratteristica tanto importante quanto sottovalutata. Si può essere ingegneri oppure biondi, alti, poveri, di destra, sportivi, italiani, giovani, intellettuali, disabili, di carnagione chiara, asiatici, ma nessuno si identificherà come appartenente alla schiera degli A, piuttosto che dei B, AB o O. Eppure il gruppo sanguigno è un fattore che influisce in modo marcato sulla nostra identità determinando attitudini, funzioni digestive e struttura immunologica, risultando un fattore distintivo perfino più importante dell’appartenenza razziale. In Giappone troviamo addirittura la ketsu-eki-gata, un’analisi della personalità basata sul gruppo sanguigno che conta diversi sostenitori fra imprenditori, gestori del personale, uffici marketing e agenzie matrimoniali; mentre da noi il gruppo sanguigno è faccenda legata esclusivamente alle trasfusioni.

Tra i diversi ricercatori che si sono cimentati nella valutazione degli influssi del gruppo sanguigno sulle persone, il naturopata americano Peter J. D’Adamo che, proseguendo il lavoro iniziato dal padre, ha posto le basi per una scienza medica e alimentare basata sulle caratteristiche del sangue. L’esperienza di D’Adamo, avvalorata da numerose osservazioni scientifiche, ha evidenziato il rapporto diretto che esiste tra il genere di alimentazione e il gruppo sanguigno, per il mantenimento di benessere e salute. Le ricerche di D’Adamo sono state da lui stesso riassunte in un volume di carattere divulgativo intitolato “L’alimentazione su misura – Scegli gli alimenti e la dieta personalizzata in base al tuo gruppo sanguigno” apparso nel 1997.


Lo sviluppo dei diversi gruppi sanguigni sembra essere legato alle tappe critiche dell’evoluzione. Il gruppo 0, il più antico nonché il più diffuso tra la popolazione, risale a 50'000 anni fa, epoca in cui l’uomo è asceso alla cima della catena alimentare divenendo implacabile cacciatore. Il gruppo A data di 25'000 anni ed è comparso nel Neolitico ovvero con l’avvento della rivoluzione agricola.

Circa 10'000 anni dopo appare il gruppo B, originario della regione dell’Himalaya si sviluppa in India, nel Caucaso e la Mongolia, per giungere in Europa circa 5'000 anni fa, attraverso le tribù nomadi. La mescolanza tra popolazioni con sangue di tipo A e di tipo B, dà vita al gruppo AB, il più recente e raro (2-5% della popolazione), risalente a circa 2'000 anni fa.

Il sangue conserva in sé molte caratteristiche legate alle sue origini, alle abitudini degli antenati in cui scorreva e all’ambiente in cui vivevano. Tra queste una maggiore tolleranza per alcuni alimenti e intolleranza per altri, nonché diverse funzioni immunitarie. Ne risulta una dieta differente nonché una diversa predisposizione alle malattie. Un esempio per tutti la peste, infezione a cui sono più vulnerabili le persone di tipo 0. Ecco probabilmente perché solo in pochi sopravvivevano al flagello della “morte nera”. D’Adamo elenca nella sua opera un gran numero di malattie a cui un gruppo sanguigno è più soggetto di un altro, sottolineando il ruolo preventivo rivestito da un’alimentazione adeguata al proprio tipo di sangue.


Il tipo 0

Il tipo 0, definito “il cacciatore” è un mangiatore di carne. Il suo sistema digestivo è robusto e la sua dieta è ricca di proteine e grassi e povera di carboidrati. L’associazione di questa dieta con un esercizio fisico intenso contribuiva a mantenere i nostri antenati magli e scattanti, due condizioni indispensabili per la sopravvivenza della specie. Oggi i nutrizionisti sconsigliano l’eccessivo consumo di grassi animali, dannosi per il cuore e la circolazione. Il tipo 0 potrà optare per carni magre provenienti da allevamenti biologici. Per reagire allo stress necessita la pratica di un’attività fisica intensa. Queste persone devono limitare l’assunzione di glutine, presente in frumento, pane e legumi, che è anche la causa prima di un eventuale sovrappeso. Secondo D’Adamo, per questa categoria di persone mangiare prodotti contenenti glutine “è come introdurre nel serbatoio della macchina una benzina con un numero di ottani non adeguato. Invece di alimentare il motore, il carburante sbagliato lo farà inceppare.


Il tipo A

Il tipo A, come agricoltore, è tendenzialmente vegetariano. Ha un apparato digerente sensibile e si sente meglio quando segue una dieta vegetariana, un’eredità tramandata dai loro antenati che erano diventati stanziali, contadini e poco aggressivi. Per queste persone la migliore reazione allo stress è la pratica di un attività rilassante come può essere lo yoga. Tra gli alimenti più controindicati per il gruppo A troviamo la carne. Chi intende dimagrire otterrà ottimi risultati già solo limitando il consumo di quest’ultima. La persona appartenente a questo gruppo si sente spesso intorpidita e stanca dopo aver mangiato carne rossa cosa che, provare per credere, non avverrà assumendo proteine di origine vegetale. “Un aspetto positivo dell’impronta lasciata dai vostri antenati è la capacità di usare il meglio di quello che la natura offre. (…) Ciò che avete probabilmente dimenticato, ma che il vostro sangue ricorda ancora.”


Il tipo B

D’Adamo ha definito “nomade” la tipologia B, e ne sottolinea l’equilibrio. Il suo apparato digerente è tollerante e la sua dieta molto bilanciata. La sua risposta allo stress è generalmente un’attività creativa. Difficile da definire, questa categoria di persone si nutre agevolmente sia di prodotti vegetali che animali, presentando comunque indicazioni e controindicazioni per singoli elementi delle varie categorie. Il tipo B è un consumatore di latte e prodotti caseari, mentre mal sopporta granoturco, grano saraceno, lenticchie, arachidi e semi di sesamo. Alimenti questi che possono influire negativamente sul metabolismo provocando stanchezza, ritenzione di liquidi e ipoglicemia. Sono questi i cibi da eliminare assolutamente se decisi a diminuire di peso. “Il tipo B è il risultato di un perfezionamento realizzatori lungo il cammino dell’evoluzione, di uno sforzo volto ad avvicinare popoli e culture differenti.”


Il tipo AB

Il tipo AB rappresenta per D’Adamo “l’enigma”. Risultato della mescolanza fra gruppo A e B, possiede caratteristiche di entrambi i gruppi ciò che conduce anche a situazioni paradossali, come nel caso della carne. Lo stomaco di queste persone non è predisposto alla digestione della carne (caratteristica del tipo A), mentre vi è una predisposizione genetica al suo consumo (caratteristica del tipo B). In sintesi esiste un deficit di acidità che non consente alle persone di tipo AB di mangiare un alimento che sarebbe loro congeniale. Ecco dunque che, per smaltire i chili di troppo, è necessario ridurre drasticamente il consumo di carne. Le persone appartenenti a questa categoria sono spesso più resistenti e attive del tipo A, sedentario per natura, e reagiscono allo stress con vivacità fisica ed energia creativa. Questa grande vitalità potrebbe essere un retaggio ereditato dai progenitori di tipo B. Il gruppo AB resta “un mistero dell’evoluzione”.

Rivista Gente Sana - gennaio 06