Tinture che intossicano l’organismo o tagli che causano scompensi energetici, saponi o interventi aggressivi. La cura del capello è un rito a cui non sempre si presta la necessaria attenzione.


“Ogni capello trae il suo potenziale di bellezza da se stesso”, Nicola Pedrazzini, coiffeur olistico, si serve di questa affermazione di Mercury Yount, ideatore dell’Hair Balancing, per sintetizzare la filosofia che adotta nell’esercizio della professione.

Fin dall’inizio della sua carriera, intrapresa a Londra 1988 anni fa, Nicola ha ricercato nel suo lavoro la valorizzazione della naturale bellezza dei suoi clienti: “Il mio obbiettivo non è quello di mascherare, ma di valorizzare. È molto importante essere attenti alla cura, per mantenere sano l'ecosistema cute-capelli e far fluire l'energia vitale nel capello, dalla base fino alla punta. Bisogna essere inoltre consapevoli che la testa è segnata da punti riflessi che possono determinare uno stato di benessere generale. Questa è la premessa su cui baso il lavoro. Il taglio,il colore, non sono fondamentali, ma se usati, devono servire a valorizzare e infondere benessere all'individuo, anche attraverso una manipolazione rispettos, di questa materia viva che è il capello.”

Nicola ha voluto farci sperimentare la tecnica; così ci incontriamo nel salone allestito in un suggestivo locale che dà sulla Pazza Grande di Locarno. Dopo il lavaggio dei capelli, ci accomodiamo non davanti al classico specchio ma ad una vetrata, attraverso cui scorgiamo l’andirivieni sulla piazza un piano più giù. “Lo specchio è fonte di distrazione sia per il cliente che per il parrucchiere. Senza uno specchio davanti, anziché scrutare di continuo la sua immagine, il cliente può abbandonarsi alle sottili sensazioni create dal mio lavoro; mentre io sono liberato dall’influenza del suo sguardo sui miei gesti”, ci spiega. Dopo il tradizionale accordo sul da farsi si entra nel vivo dell’operazione; perché di operazione si tratta: “I capelli sono in tutto e per tutto una parte del nostro corpo. Essi sono pervasi dalla nostra energia; per evitare di disperderla si procede dunque a piccoli passi, accorciando il capello di circa cinque millimetri per volta”. Un modo di procedere che fa sì che tutta l’operazione, tra taglio, lavaggio e asciugatura dolce, duri da un’ora a un’ora e mezza, mentre il prezzo è fissato a centotrenta franchi. Una completa adesione a questa tipologia di lavoro non consente di effettuare ogni tipo di taglio: “Dopo il taglio, le energie sottili devono poter distribuirsi in modo equilibrato. Perciò bisogna evitare tagli con netti sbalzi che interrompono la continuità tra i capelli. Procedendo in questo modo si ottiene il riequilibrio energetico dell’organismo creando un benessere che ci accompagnerà ogni giorno. Ci sono persone che grazie a un taglio adeguato hanno risolto tensioni e dolori soprattutto dorsali”. Questo quanto l’arte comanda, ma da buon parrucchiere Nicola sa mercanteggiare, come abbiamo potuto sperimentare direttamente: “Non sono un estremista e non voglio impormi sul cliente; la testa è sua. Io mi limito a indicare il mio punto di vista e le sue ragioni, dopodichè lascio che sia il cliente ad avere l’ultima parola”.

Dalla parete ci sorride una donna di mezza età con una folta e splendida capigliatura riccia e canuta che le orna il viso. “Adoro quella foto, ed ho la fortuna di avere diverse clienti con simili capelli”. Nicola definisce il suo rapporto con le tinture di tipo olistico. Egli valuta di volta in volta se sussistono le condizioni di salute del capello e della cute necessarie per applicare una colorazione. “Alcuni clienti traggono un gran giovamento psicofisico dalla colorazione dei capelli, e non sarò certo io a privarli di questa fonte di benessere seppure resto fermamente convinto del fatto che il colore naturale, anche quando il grigio avanza, è sempre il più armonico; a patto di avere cute e capelli sani e vitali.” Nicola rende inoltre attenti sulla potenziale tossicità di colorazioni chimiche: “Degli studi effettuati negli Stati Uniti hanno evidenziato che il ricorrere regolarmente alla tintura dei capelli utilizzando decoloranti e prodotti chimici aumenta drasticamente le probabilità di insorgenza di tumori (Vedi riquadro a lato). Senza giungere a tanto, risultano evidenti gli effetti estremamente negativi di tali trattamenti sulla struttura del capello che perde vitalità e bellezza”.

Nadia Pellencini, che già conosciamo per il suo contributo mensile sugli oli essenziali, nel suo salone a Biasca è specializzata in colorazioni vegetali, che permettono risultati otticamente più naturali rispetto ai prodotti sintetici: “Eventuali limitazioni possono insorgere quando si vuole schiarire il proprio colore naturale. Per far questo è infatti indispensabile intervenire sulla struttura naturale del capello con prodotti chimici che la modificano. Attualmente non è possibile ottenere tonalità più chiare senza far uso di prodotti aggressivi che alterano la struttura del capello, deteriorandola e che sono sovente fonte di inolleranze. Questi prodotti finiscono inoltre nelle canalizzazioni e sono altamente inquinanti”. Per questo motivo da Nadia si applicano unicamente colorazioni naturali tono su tono, che ravvivano la propria colorazione naturale o la modificano. “Le colorazioni vegetali offrono tutta la gamma di tonalità e permettono tagli alla moda nel rispetto del capello e dell’ambiente.” Per la salute dei propri capelli, inoltre, è importante un buon trattamento quotidiano. Nadia rende attenti sui prodotti in commercio che possono danneggiare la struttura del capello: “Si riscontrano sostanze molto aggressive anche in prodotti per bambini. Riconoscere un buon prodotto non è certo facile; personalmente consiglio di affidarsi a un marchio di fiducia che garantisca una produzione a base di sostanze vegetali. Spesso questi shampoo sono più costosi ma normalmente un buon prodotto, se si rispetta il dosaggio, dura molto di più.” Evitando rigorosamente i profumi artificiali Nadia sfrutta la sua conoscenza degli oli essenziali anche lavorando sui capelli. “Eseguendo impacchi a base di oli, oltre a regalare un momento di relax al cliente, è possibile intervenire su problematiche quali secchezza, forfora o capelli grassi.” Ci dice, convinta anche lei che la vera bellezza è quella che regala natura ed è appannaggio di tutti.

 

Tinture cancerogene


Nel 2001, l’International Journal of Cancer pubblicò uno studio condotto a Los Angeles dal titolo “Use of Permanent Hair Dyes and Bladder Cancer Risk” che partiva dall’esame di 1514 casi di donne colpite da tumore alla vescica per scoprire che ben 897 casi riguardavano donne che avevano fatto uso di tinture coloranti permanenti per i capelli. Una seconda ricerca fu pubblicata nel gennaio del 2004 sull’American Journal of Epidemiology (“Hair-coloring Product Use and Risk of Non-Hodgkin's Lymphoma: A Population-based Case-Control Study in Connecticut”) a seguito di una indagine compiuta da un gruppo di ricercatori della Università di Yale tra il 1996 e il 2002. Tale ricerca ha preso in esame un campione di 1300 donne residenti nello Stato del Connecticut, mostrando come coloro che avevano cominciato a tingersi i capelli prima del 1980 hanno corso un rischio di contrarre il linfoma non Hodgkin del 40% superiore alle altre, con un rischio raddoppiato per le donne che hanno usato tinture permanenti a colorazione scura e che si sono colorate i capelli con frequenza superiore alle otto volte l’anno per almeno 25 anni. Va specificato che alla fine degli anni ’70 una serie di esperimenti compiuti sui topi ha rivelato che alcune sostanze contenute all’interno delle tinture, come le ammine aromatiche, erano cancerogene e da allora i produttori hanno smesso di farne uso. Lo scienziato dell’Università di Yale che ha condotto la ricerca pubblicata sull’American Journal of Epidemiology, il Dott. Tongzhang Zheng ha però affermato che non c’è alcuna ragionevole certezza che le tinture per coloranti prodotte dopo il 1980 non possano avere anch’esse un potenziale tossico, specialmente nell’uso prolungato e con effetti che potrebbero emergere a distanza di alcuni anni.

Va detto che i due studi americani sono stati contestati da numerosi medici esperti in cosmetologia e tumori e, come è facile immaginare, dai responsabili delle case cosmetiche.

Fonte: www.benessere.com.


Henné: la più celebre

La tintura naturale o vegetale più comune è l’Hennè , una polvere ricavata dal Lawsonia inermis, un arbusto originario di Asia minore, Nordafrica, Iran ed India occidentale, coltivato in tutto il bacino del Mediterraneo orientale e diffuso soprattutto nei paesi arabi dov’è utilizzato anche per l’esecuzione di tatuaggi temporanei. Oltre a donare ai capelli riflessi color rame, l’Henné li rinforza grazie alla presenza dei tannini, rendendoli più corposi, lucidi, meno grassi. La colorazione con l’Henné risulta più o meno intensa a seconda dei tempi di applicazione e del colore di base dei capelli. Questo prodotto non permette di ricoprire i capelli bianchi, che assumono con esso una forte tonalità arancione ed è sconsigliato anche in caso di capelli che hanno subito trattamenti di permanente, stiratura e tintura. Nell’antica Roma, le donne facevano uso di una miscela di sego e cenere oppure di cenere di betulla, tuorli d’uova e fiori di camomilla per ottenere dei riflessi chiari sui capelli bruni; mentre a Venezia, nel Rinascimento era d’uso una tintura a base di fiori di lupino, salnitro, zafferano ed altre sostanze. Sfumature azzurro-violacee si ottengono invece con l’uso dell’indaco ottenuto dalla fermentazione di foglie e rami di alcune piante contenenti indigotina.

Rivista Gente Sana - febbraio 2008