Il mercato della medicina naturale offre oggi di tutto e di più. Terapisti improvvisati e prodotti scadenti affiancano un po’ ovunque l’offerta di validi rimedi; distinguere di primo acchito fra l’uno e l’altro è per il consumatore pressoché impossibile. Il caso dell’Aloe vera, o Aloe Barbadensis, è uno tra questi, come denuncia Rita Martin, titolare di Intermedia Synergie, da oltre dieci anni attiva nel mercato dell’Aloe.

“L’Aloe Barbadensis è stata oggetto di numerosi studi che ne hanno riconosciuto l’efficacia terapeutica e la validità quale prevenzione di innumerevoli disturbi grazie alle sue proprietà analgesiche, cicatrizzanti, depurative, immunizzanti, nutrienti, ricostituenti, ecc. Poche le piante medicinali che godono della stessa fama nel mondo. Insomma, ormai tutti sanno che l’Aloe possiede numerose proprietà terapeutiche ma pochi sanno che nel 90% dei prodotti in commercio questa potenzialità è di molto ridotta se non nulla. Questa situazione non giova alla regina delle piante medicinali che perde così credibilità.”


In altre parole lei afferma che l’Aloe barbadensis possiede grandi potenzialità terapeutiche, mentre i prodotti derivati sono spesso poco efficaci.

“Per la qualità di un succo di Aloe vera sono decisivi i metodi di produzione e di conservazione. I principi attivi dell'Aloe vera sono contenuti nella linfa della pianta e non nella polpa e nella buccia. Pocchi produttori hanno cura di estrarre e stabilizzare a freddo il puro succo senza polpa né buccia. Oltre centosessanta sostanze sono state fin’ora isolate nell’Aloe Barbadensis; tra queste tredici vitamine e quindici enzimi, sostanze tanto importanti per la salute quanto delicate. Sappiamo che le vitamine sono sensibili a luce, variazioni termiche, contatto con l’aria. Appena raccolta, una pianta inizia il processo di degrado perdendo velocemente i principi attivi che contiene. Ora prendiamo una piantagione di Aloe, amorevolmente curata in modo biologico, raccogliamo le foglie manualmente, poi le liofilizziamo per scioglierle in seguito in forti dosi di acqua destinati all’imballaggio e alla vendita. Un chilogrammo di concentrato viene diluito in centonovantanove litri di acqua per ricostituire il succo. Riusciamo a immaginare quante sostanze saranno contenute nel prodotto finito? I metodi di conservazione più frequenti sono la liofilizzazione e la pastorizzazione. Con questi processi il succo d'Aloe vera perde tutta la sua attività enzimatica.”


Vi è un modo per distinguere dall’etichetta un prodotto a base di concentrato e uno di succo derivato dalla spremitura?

“Purtroppo no. In Europa, per ottenere una classificazione del tipo: puro succo 100%, basta che un prodotto contenga almeno il 12% di materia prima, anche sottoforma di concentrato. Questo discorso vale anche per i succhi di frutta destinati al consumo alimentare. Ora, tutti avranno notato la differenza che c’è fra una spremuta fresca e un qualsivoglia succo definito puro al 100%. Questa differenza è la stessa che corre fra una “spremuta” di Aloe e molti dei prodotti in commercio.”


Spesso gli alimenti sono trattati per evitare la proliferazione di batteri e il deterioramento del prodotto. È possibile rispettare queste norme pur mantenendo integre le proprietà della pianta?

“Sì, esistono conservanti naturali da aggiungere al succo della pianta, come ad esempio l’acido citrico. La stabilizzazione a freddo è l'unico processo che permette di mantenere i principi attivi del succo della pianta. Per tornare al “marketing dell’etichetta” è interessante notare come prodotti liofilizzati o pastorizzati possano riportare la dicitura “senza conservanti”, che attira il consumatore. In effetti dopo simili trattamenti non è necessaria alcuna aggiunta di conservanti, ma il prodotto è irrimediabilmente impoverito. Dunque la dicitura "senza conservanti" si traduce in un prodotto a base di Aloe liofilizzata o pastorizzata, semplicemente perché non è possibile evitare il degrado di una spremuta senza l'ausilio di conservanti, o trattamenti speciali.”


La materia prima è sempre di qualità?

“In genere sì, basta orientarsi su prodotti biologici. Bisogna invece prestare attenzione alle parti della pianta utilizzate. Nel caso dell’Aloe polpa e buccia contengono sostanze addirittura tossiche. Purtroppo, per motivi economici, tanti produttori utilizzano la foglia intera. Estratti a base della foglia intera (succo, polpa e buccia) devono essere sottoposti ad un processo chimico per eliminare le sostanze nocive. Un trattamento che danneggia e elimina una parte delle sostanze preziose contenute nella linfa della pianta. Il risultato è un prodotto con poca linfa di scarsa qualità, composto da molte parti inattive derivate da polpa e buccia che, nella peggiore delle ipotesi, sarà ancora diluito con acqua. Nel caso di un prodotto di alta qualità, invece, la linfa viene estratta tramite spremitura a freddo della polpa interna, stabilizzata con accorgimenti che non ne compromettono la qualità e imbottigliata immediatamente.”


Quali i provvedimenti auspicabili per migliorare questa situazione?

“Una maggiore chiarezza sull’etichetta. Per un’ informazione corretta del consumatore, accanto alla denominazione “puro succo 100%” dovrebbe essere precisata la proporzione di puro succo, di polpa, di buccia e della diluizione nell’acqua. Andrebbe poi indicato il metodo di conservazione: liofilizzazione, pastorizzazione, stabilizzazione a freddo, ecc. e i conservanti utilizzati. Questo migliorerebbe di molto la qualità dei prodotti in commercio, favorendo una concorrenza di tipo qualitativo e non di strategia comunicativa. Il consumatore, infatti, se correttamente informato, sa scegliere.”


Una soluzione potrebbe essere tenere la pianta in casa…

“Molta gente ha oramai la sua pianta di Aloe vera in casa, disponibile per ogni evenienza. A questo proposito voglio ricordare che la pianta raggiunge la maggior efficacia a partire dal quinto anno di età, quando raggiunge uno stadio definito “adulto”. Come ogni altro vegetale può inoltre assorbire sostanze inquinanti provenienti da acqua aria e suolo; per cui, se coltivata per uso terapeutico, è importante garantire un ambiente il più integro possibile. Ricordiamoci poi della tossicità delle parti solide: mettere nel frullatore la foglia intera può avere degli effetti collaterali nocivi.


Cosa consiglia invece a chi preferisce acquistare i prodotti sul mercato?

“Come detto, distinguere dall’etichetta è arduo. Restano dunque due soluzioni: disporre di un rivenditore informato e di fiducia - sono rari ma esistono - o distinguere dal prezzo. Cinque litri di succo di Aloe vera diluito ad esempio al 20% contengono un litro di puro succo d’Aloe. Di conseguenza, un litro di succo d’Aloe veramente puro al 100% non diluito dovrebbe costare cinque volte tanto. Il sovrapprezzo sarà però risarcito nella qualità: il vero succo non ha subito modificazioni; e parificato nella quantità: avrete acquistato la stessa dose di succo e meno acqua. Un succo inalterato garantisce inoltre il mantenimento delle proprietà curative dell’Aloe vera.”

Rivista Gente Sana - 2005