Ogni anno, migliaia di persone seminano inconsapevolmente canapa e ambrosia nel loro giardino, semplicemente distribuendo l’apposito grano agli uccelli selvatici. È l’allarme che lancia alla nostra redazione l’agronomo Sergio Gobbin.

Un semplice atto come quello in uso presso tanti amanti della natura – la distribuzione di semi per gli uccelli selvatici – può celare conseguenze inattese e gravi. Attraverso questi semi si propagano infatti piante non sempre autoctone o non sempre gradite. È il caso dell’Ambrosia artemisiifolia la cui veloce propagazione soprattutto nei cantoni Ticino e Ginevra non ha mancato di allertare la sanità pubblica. La pianta provoca infatti forti allergie, in particolare a causa del polline, ma anche per contatto diretto con l’infiorescenza. I casi più acuti comportano gravi disturbi respiratori e asma. Secondo le autorità dunque, “la diffusione dell’ambrosia è un rischio serio per la salute delle persone”. Per questo motivo se ne è parlato e parla molto, sensibilizzando la popolazione sulle misure da prendere: sradicare la pianta dai giardini possibilmente prima che fiorisca. Evitare il contatto diretto utilizzando guanti e, nel caso la pianta fosse fiorita, indossare una mascherina prima di estirparla. Ricordiamo che le allergie spesso sono il risultato di un contatto prolungato o a più riprese con l’allergene. L’allergia può dunque manifestarsi anni dopo il primo contatto con la pianta; per questo motivo anche chi non ha reazioni immediate deve prendere le precauzioni del caso; d’altronde le autorità dissuadono chiunque fosse allergico alla pianta dal manipolarla. La fioritura è in atto da agosto e si prolungherà nel mese di settembre; attenzione dunque alle aree circostanti le casette per gli uccelli selvatici, soprattutto nel caso vi giochino dei bambini.

Originaria del Nord America l’ambrosia ha invaso molti paesi europei, scatenando forti reazioni allergiche in soggetti a rischio. “Si è praticamente certi che la causa maggiore della sua diffusione nei giardini sono i semi di ambrosia contenuti nei sacchetti di mangime per uccelli provenienti dagli USA”, afferma l’agronomo Sergio Gobbin. Le piante di ambrosia crescono nei pressi dei campi e i semi finiscono accidentalmente nel raccolto al momento della mietitura. Vien da chiedersi come questo possa accadere, essendo da tempo conosciuti gli effetti nefasti della pianta sull’uomo. “In effetti solo ora si è risaliti a questo veicolo di diffusione, e recentemente è stata approvata una nuova ordinanza federale che proibisce la messa in commercio di mangime contenente ambrosia. Va detto che i prodotti che non influiscono direttamente e indirettamente sull’alimentazione umana sottostanno a controlli meno severi”.

Problema risolto alla radice dunque? In parte, e questo per due motivi. L’ambrosia è infatti oramai installata e il suo forte potenziale di diffusione – una singola pianta produce circa 3'000 semi (con un massimo di 60'000) che nel suolo conservano la facoltà di germogliare per almeno 40 anni – non lascia spazio all’ottimismo in merito alla sua soppressione. Per contenerne la diffusione è dunque indispensabile l’intervento attivo di tutta la popolazione. Inoltre, segnala Gobbin, “L’ambrosia non è l’unica pianta indesiderata contenuta nei mangimi per uccelli; tra queste includerei ad esempio la canapa. Nonostante la pianta sia decorativa e il suo tenore in THC (sostanza allucinogena) basso, una larga presenza in giardino potrebbe dar adito a malintesi sia legali, sia attirando nel giardino chi ama consumarla”.

In conclusione, allo scopo di evitare la diffusione di piante estranee al nostro ecosistema nei nostri giardini – per quanto le piante da giardino stesse spesso lo siano – è consigliabile distribuire agli uccelli mangimi di provenienza locale. I maggiori controlli sull’ambrosia non garantiscono infatti che un domani non sarà un’altra specie a causare ulteriori grattacapi.

Come riconoscere l’ambrosia


Spesso confusa con l’artemisia, l’ambrosia si distingue facilmente da quest’ultima osservando la parte inferiore delle foglie: argentea nel primo caso, verde chiaro nel secondo.

Erba annuale alta da 20 a 90 cm, con radice a fittone e fusto eretto, disordinatamentepeloso nella parte superiore. Foglie con peli corti, triangolari o ovate, partite, con segmenti di maggiori dimensioni a loro volta partiti o dentellati. Capolini maschili 4-5 mm di diametro, organizzati in infiorescenze spighiformi terminali, con stami giallastri. Capolini femminili in generale a 1 fiore, poco numerosi, posti sotto quelli maschili. Il frutto è una capsula con 5-7 spine corte. La fioritura ha luogo da luglio a ottobre.

Rivista Gente Sana - settembre 2006