Tutti conoscono l’ipnosi ma nessuno sa cos’è. La maggior parte di noi ha utilizzato strategie ipnotiche su terzi, si è rifugiato nell’auto-ipnosi, o si è trovato sotto influsso ipnotico, ma lo ignora. Sfruttato da secoli in ambito terapeutico, ma anche dello spettacolo, e più recentemente del commercio, questo fenomeno non manca di suscitare tra i profani resistenze e inquietudini perlopiù infondate. Nonostante questo è una risorsa il cui utilizzo richiede conoscenza e professionalità. Per saperne di più ci siamo recati alla serata d’intervisione tenuta ogni due mesi dalla Società medica svizzera d’ipnosi (SMSH). Presenti Marco Pellanda, dentista e coordinatore, Cornelia Klauser, medico generico, Alessandro Motta e Nicolas Bonvin, psicologi; tutti entusiasti dell’ausilio che l’ipnosi medica rappresenta nella pratica delle rispettive specializzazioni.


Un mistero quotidiano

“Innanzitutto, piuttosto che di ipnosi, bisognerebbe parlare di trance,” afferma Marco Pellanda nel tentativo spiegare il significato di ipnosi, “il problema però si ripropone in quanto la “trance” è qualcosa difficile da definire. È uno stato di coscienza che non è ne veglia ne sonno, che resta in gran parte un mistero.” A definire la trance ci hanno provato per delle ore in centocinquanta in un plenum SMSH, senza risultato alcuno. Se non la si può definire, la si può però inquadrare con degli esempi: percorrere un tratto in automobile completamente soprapensiero; essere assorti nel proprio lavoro o nella lettura di un libro, sono stati di trance.

Per indurre la trance in una persona vi sono vari modi, spesso personalizzati: “Innanzitutto va precisato che il medico non ipnotizza ma accompagna la persona in un processo di autoipnosi, sovente indicando un punto in cui focalizzare l’attenzione. Nel caso dei bambini, ad esempio, è spesso sufficiente mostrare loro qualcosa che trovino interessante; con gli adulti si può suggerire di visualizzare un evento, un luogo, oppure di percepire una parte del corpo, a dipendenza delle attitudini di ognuno. Col tempo la persona sarà in grado di raggiungere in modo autonomo stati di trance anche profonda. Esiste poi il metodo direttivo, quello hollywoodiano in stile a me gli occhi!, per intenderci; un metodo autoritario pressoché in disuso. ”


Non soffrite, distraetevi

In ambito terapeutico questo stato mentale ha diverse valenze: distogliere l’attenzione da particolari eventi, per esempio un dolore o una paura; indebolire o aggirare della mente vigile; permettere di entrare in contatto con l’inconscio; rinforzare l’autostima, la volontà, in questo senso è spesso utilizzato da coloro che faticano, ma vogliono liberarsi da una dipendenza.

Può essere sfruttato ad esempio per meglio convivere con un dolore o per rinunciare all’anestesia: “Tutti possiedono la capacità di non sentire il dolore. In un momento di forte pericolo, ad esempio, una persona può correre a piedi nudi sul selciato senza rendersene conto.” Per ritornare alla quotidianità, in fondo, questa è la strategia che utilizziamo sovente con i bambini, distraendoli quando piangono. “Catalizzando tutta la nostra attenzione, il dolore è uno stato di trance; con l’ipnosi si porta spesso l’attenzione altrove.” In qualità di dentista Pellanda lavora molto in quest’ambito con grandi soddisfazioni: “Persone fortemente fobiche che non andavano da decenni dal dentista e ipotizzavano una narcosi totale sono riusciti a vincere la loro paura; o ancora bambini – con cui lavoro spesso senza anestesia – inviatemi da colleghi perché problematici (io li definisco interessanti…) che infine si sottopongono candidamente alle cure necessarie.”

Ma l’ipnosi è sfruttata anche per smettere di fumare, controllare l’assunzione di cibi; contro fobie, depressioni, ansia, problemi sessuali, alcolismo, disturbi del linguaggio, dolori cronici o per il miglioramento di autostima, memoria, concentrazione. Ancora come anestetico, nell’assistenza al parto, per controllare emorragie, dolori o nella terapia delle ustioni.

“È estremamente efficace nella soppressione di dolori di origine psicosomatica”, testimonia Klauser; “nel caso di forti dolori prettamente fisici, invece, non sarà il dolore a cessare ma aumenterà la capacità del paziente di accettarlo, sopportarlo, reinquadrarlo, volgendo l’attenzione altrove o in modo diverso.”


Un affare da professionisti

L’ipnosi è una tecnica di medicina naturale che attiva le risorse già presenti nel paziente e, se praticata con cognizione di causa, non presenta controindicazioni. Vi sono persone maggiormente facilitate a raggiungere uno stato di trance rispetto ad altre. In questo senso molto dipende dal carattere e dalla predisposizione a lasciarsi andare. Esistono casi di psicopatologia in cui il ricorso all’ipnosi è fortemente sconsigliato e altri che, contrariamente, ne traggono giovamento. Per un corretto utilizzo dell’ipnosi è di fondamentale importanza essere accompagnati da un esperto dell’ambito in cui la si esercita. Essa non è infatti una terapia sé stante, ma uno strumento utilizzabile in diversi contesti. Come un chirurgo ortopedico non utilizzerà il bisturi per un intervento al cuore; così il medico dentista non utilizzerà l’ipnosi per risolvere un problema psichiatrico: “Essere competenti del campo d’azione in cui si applica l’ipnosi è di fondamentale importanza, per stabilire una strategia d’intervento e far fronte a eventuali imprevisti. Questo è il motivo per cui l’ipnosi clinica o medica è praticabile unicamente da medici e psicologi anche se, per ragioni pratiche, è in corso un’apertura verso il personale paramedico come l’aiuto-medico o l’aiuto-dentista.”


Trance? Basta volerlo

Per entrare in uno stato di trance non si necessita di doti particolari, e nemmeno di credere nella tecnica; gli unici presupposti indispensabili sono avere una comune capacità di concentrazione ed essere motivati a cooperare con il medico. Nella trance la volontà del paziente è dunque indispensabile, in due sensi, come precisa Klauser: “Per raggiungere la trance è indispensabile la volontà del paziente ma non solo; essa è necessaria anche per raggiungere gli obbiettivi per cui si è deciso di adottare la trance. Ciò che dico ai miei pazienti è: prima dovete volere, poi vi posso aiutare. Ad esempio per smettere di fumare è necessario essere fortemente motivati, in questo caso l’ipnosi potrà diventare un utile supporto per far fronte alle difficoltà, ma non potrà sostituire l’intenzione.”


Suggestionabili ma vigili

La volontà dell’individuo non è dunque suggestionabile in trance, ciò che cancella il mito dell’ipnotizzatore che può indurre a compiere azioni contro il proprio consenso, e scredita la paura secondo cui si possa perdere il controllo di sé. La coscienza è infatti sempre vigile e la persona è libera di entrare e uscire da questo stato così come è libera di immergersi in una lettura e riemergerne a piacimento. Nonostante questo una suggestione può avvenire a un livello più sottile, ad esempio suggerendo un approccio positivo o negativo a una data situazione. “Quando si parla a soggetti in trance bisogna saper scegliere le parole. Questo stato di coscienza è infatti molto ricettivo; ogni affermazione assume grande rilevanza. Questo fattore può essere sfruttato dal terapista per indurre rinforzi positivi nel paziente.” Si può paragonare questa situazione a quella di un chiromante, che catalizzando l’attenzione del cliente lo conduce in uno stato di particolare suggestionabilità: il cliente potrà ora essere influenzato positivamente o negativamente a dipendenza della predizione.


L’inconscio si regola da sé

Molte persone si aspettano che la trance si manifesti come un’esperienza speciale o insolita, mentre in realtà è una normale condizione di assorbimento mentale. In generale è una sensazione di piacevole rilassamento in cui non si perde mai veramente il contatto con ciò che ci circonda. A volte il confine fra trance e veglia è labile, a volte intermittente, capita che si possa non riconoscere di essere stati in trance. Esistono però livelli di trance più profonda, in cui il paziente entra in intenso contatto con l’inconscio. In queste situazioni possono essere rielaborate questioni irrisolte, oppure tornano a galla memorie del passato. È possibile che al termine della trance ciò venga dimenticato, un po’ come succede con i sogni. “In casi come questi il terapista può non avere alcun ruolo se non l’accompagnare la persona nel processo di entrata e uscita dalla trance; per il resto, l’inconscio si regola da sé.” Nel caso vengano a galla questioni rilevanti come potrebbe essere una violenza sessuale è bene ricordare che la memoria in genere, dunque anche quella inconscia, è inaffidabile. “Giuridicamente non si può condannare qualcuno perché in una seduta di ipnosi è emerso che ha commesso un crimine; come terapista però è importante dare un seguito alla questione. È infatti sufficiente che la persona creda che l’avvenimento sia accaduto perché questo influisca sulla sua qualità di vita; indipendentemente dal fatto che questo sia vero o meno.”


Un regalo della mente

L’ipnosi è dunque un campo vasto, articolato e misterioso proprio perché è una manifestazione di un’entità ancor più misteriosa, la mente umana, e riguarda una componente dell’uomo altrettanto impenetrabile: l’inconscio. È una risorsa utilizzabile per innumerevoli scopi. Una risorsa naturale, che fa tutto da sé. Il ruolo del terapista consiste principalmente nel mostrare le tecniche per accedere e dirigere questo processo in modo volontario. Sarà in seguito a discrezione del paziente decidere quando e perché avvalersi di questa preziosa risorsa innata.

Rivista Gente Sana - maggio 2006