Immaginatevi di rientrare a casa, dopo una giornata serena in cui vi siete sentiti bene. Entrando, trovate i vostri bambini che giocano rumorosamente, ridono e si divertono. Vi salutano e poi vanno avanti a giocare anche quando voi, dopo qualche minuto, vi sedete sulla poltrona. Come vi sentireste?
E ora immaginatevi di rientrare a casa dopo una giornata estremamente faticosa. Avete mal di testa, siete sudati, non vedete l'ora di sedervi sulla poltrona. Entrando, trovate i vostri bambini che giocano rumorosamente. Vi salutano e poi vanno avanti a giocare anche quando vi lasciate cadere sulla poltrona. Vi sentireste nello stesso modo? Probabilmente no, ma perché?

Vi sono numerosi motivi che influiscono sul nostro livello di accettazione: il nostro stato di salute, l'ambiente circostante, gli interlocutori e altro ancora. I nostri sentimenti e le situazioni cambiano di giorno in giorno, a dipendenza di come ci sentiamo, dove siamo, con chi stiamo. L'accettazione di un genitore nei confronti dei figli non è quindi sempre la stessa, ed è inevitabile essere incoerenti, ovvero accettare oggi situazioni o comportamenti che magari soltanto ieri non abbiamo approvato. E se volutamente ci sforzassimo di essere sempre coerenti, non risulteremmo più autentici. Autenticità. È una parola importante quando si parla di relazioni ed è il perno del metodo di comunicazione efficace secondo Thomas Gordon.

I corsi di comunicazione Gordon chiamati "Genitori efficaci" hanno lo scopo di sviluppare o migliorare la sensibilità e le competenze necessarie per affrontare efficacemente i rapporti con i propri figli. Prima importante competenza è l'acquisizione del concetto di livello di accettazione: si può e si deve essere autentici e la coerenza non è necessaria, perché non veritiera. È essenziale capire di chi sia il problema. Riprendiamo l'esempio iniziale nella seconda variante, e chiediamoci di chi sia il problema, se del genitore o dei figli: è del genitore che è stanco e non vuole sentire rumori e urla, oppure è dei figli, che si divertono in salotto? Chi in quel momento non si sente a suo agio nella situazione? E allora voi cosa direste, entrando in casa? Se si vuole essere autentici, esordiremo con una frase simile a questa: "Ragazzi sono stanco e ho bisogno di quiete, potreste andare in camera a giocare?". Se invece non intendiamo essere autentici, ma preferiamo piuttosto aderire al ruolo di genitore autoritario, allora diremo qualcosa come: "È possibile che dobbiate sempre fare tutto questo casino? Non si può mai avere un momento di pace in questa casa? Filate in camera!".

Se invece in un'altra situazione il problema fosse davvero dei vostri figli, allora il corso vi insegnerà ad usare l'ascolto attivo e a riconoscere le dodici "barriere" prodotte dai metodi tradizionali che la maggior parte di noi usa quando comunica con qualcuno in difficoltà: dare ordini, avvertire, moralizzare, consigliare, insegnare, criticare, elogiare, etichettare, interpretare, rassicurare, interrogare, cambiare argomento. Provate a chiedervi cosa vi aiuta davvero quando siete in difficoltà e state parlando con qualcuno. Spesso l'altro è di aiuto se ci ascolta, se si sforza di capirci, se non ci giudica. Non vi infastidisce quando qualcuno vi risponde con un "non dovresti reagire così" (moralizzare), con un "sei soltanto stanco" (interpretare) o con un "è qui che ti sbagli" (insegnare)? E allora perché dovrebbero essere contenti i vostri figli quando dite loro "Forse sei tu che hai cominciato", "Non ti farai mai degli amici se continui così", "Quante storie per un piccolo litigio" o cose simili? Dopo aver riconosciuto le barriere alla comunicazione d'aiuto, si può poi imparare l'alternativa, ovvero l'ascolto attivo: ascoltare e decodificare i sentimenti dell'altro, spiegare ciò che si ha compreso ed esprimere empatia.

Nei corsi inoltre si apprende l'importanza dell'autorivelazione (comunicare descrivendo sé stessi) e ci si confronta con il metodo di risoluzione dei problemi e di gestione dei conflitti. Tutto ruota intorno all'ascolto attivo, all'empatia, all'autenticità. Un percorso complesso, che mette in discussione molti dei nostri modi di vivere i rapporti con gli altri ma anche con noi stessi. L'obiettivo di questo metodo è educare figli responsabili. L'onestà di chi parla presuppone l'onestà di chi ascolta. È un metodo che può aiutarci in molte situazioni e che ci fornisce ulteriori strumenti per gestire i rapporti.

Quando si diventa genitori, spesso si aderisce completamente a un nuovo ruolo, dimenticando di essere una persona. Si assumono comportamenti pensando che i genitori debbano fare così. Ma i genitori sono essere umani, con la loro storia, i loro limiti, le loro capacità, i loro sentimenti. Non si può smettere di essere persone soltanto perché si è diventati genitori, non si può amare allo stesso modo i propri figli in tutte le situazioni, non si può essere sempre tolleranti e calmi, non si può sempre mettere da parte i propri bisogni. Ammettendo con i nostri figli di essere persone, potremo essere genitori migliori.

Anna Franchi Persico - Gente Sana settembre 2013

Per approfondimenti:
Thomas Gordon: Genitori efficaci. Educare figli responsabili. Ed. La meridiana, 1997.

Per informazioni sui corsi "Genitori efficaci" in Ticino:
www.gordonticino.blogspot.ch
www.ifcos.ch